Il draft, come tutti sapranno, è una scienza inesatta e come tale ogni scelta, anche la più sicura e unanime, può diventare nel giro di qualche settimana/mese/anno la più grande trovata di tutti i tempi o il più mesto dei bidoni.

Soffermiamoci sul secondo punto: la lista delle peggiori scelte, pick per pick, chiamate al primo giro, tralasciando ciò che successe nei primi anni della lega che furono un periodo di assestamento. Ho considerato quindi i giocatori scelti al solo primo oltre dopo il 1975 ad eccezione di uno.

1. Numeri alla mano la peggior prima scelta di sempre è stata LaRueMartin, scelto dai Blazers nel 1972 uscito da Loyola University of Chicago con tutti i crismi del bigman dell’epoca. Venne scelto prima di BobMcAdoo, Paul Westphal e un certo Julius Erving (scelto dai Bucks 12, mettendo piede in NBA solo nel 1976). Ha giocato nella lega per 4 anni, tenendo medie di 5.3 punti con il 41% dal campo in 14 minuti di media giocando 271 partite da professionista. I Blazers lo cedettero ai Sonic nel 1976 per un tozzo di pane pur di toglierselo di torno. Al suo confronto, Kwame Brown, Michael Olowokandi e Pervis Ellison sono stati dei giocatori dominanti.

2. A mani basse nessuno ha fatto peggio dei Memphis Grizzlies che selezionarono nel 2009 Hasheem “The Dream” Thabeet davanti a gente come James Harden, Steph Curry, DeMarr DeRozan e almeno altri 45 nomi più meritevoli. Finora in 5 anni di carriera NBA le invidiabili statistiche del centro tanzaniano recitano 2.2 punti di media in 10.5 minuti di utilizzo nelle 224 partite in cui gli è stato concesso di mettere piede in campo. Eppure c’erano tante attese su questa pertica di 220 cm che al college palesò ogni limite a lui imputabile, ma aveva un potenziale difensivo enorme. E’ riuscito a rovinare anche quello, con i suoi 2 falli di media e solo 0.8 stoppate a partita. E’ riuscito a far diventare, nella percezione delle persone, Darko Milicic una stella di prima grandezza.

3. Adam Morrison deve tirare un sospiro di sollievo, perchè ci fu un giocatore che fece peggio di lui chiamato alla terza scelta assoluta. Chris Washburn non solo fu la peggior 3° scelta di sempre, ma uno dei più clamorosi bust della storia del draft. Durò in NBA la bellezza di due stagioni cambiando per giunta maglia, scaricato come un barile di pesce avariato dai Warriors (che lo selezionarono) agli Hawks. In due anni nella lega totalizzò le invidiate stats di 3.1 punti e 2.4 rimbalzi in 9 minuti di impiego. In quel draft, passato alla storia per la morte di Len Bias la notte stessa in cui fu scelto per 2° assoluto dietro Brad Daugherty, passarono anche Ron Harper, Chuck Person, Dell Curry e alla fine del primo giro venne scelto un certo Arvydas Sabonis.

4. Nel 1977 i Blazers selezionarono da University of Virginia Wally Walker, giocatore di ottimo talento e prospettive interessanti. Ad accoglierlo però non fu un team che poteva promettergli spazio, ma la squadra che alla fine della stagione si laureò campione del mondo trascinata da Bill Walton e Jack Ramsey dalla panchina. Era talmente chiuso nel ruolo che lo girarono l’anno dopo a Seattle con cui vinse il suo secondo titolo nel 1979, ancora una volta avendo un ruolo marginale. In tutto giocò nella NBA 8 stagioni con medie di 7 punti in 18 minuti di utilizzo. Giocò una stagione in Italia, nel 1985 vestendo la maglia di Milano da cui venne tagliato per far posto a Joe Barry Carroll, mossa che permise alla Milano allenata da coach Peterson di vincere lo scudetto.

5. Nessuno ha mai fatto peggio di Nikoloz Tskitishvili selezionato come 5° scelta assoluta in un draft. Il georgiano dopo un grande campionato alla Benetton Treviso, arrivando a gennaio scoperto da Gherdardini e importantissimo nella cavalcata verso lo scudetto, che fece ingolosire ogni scout NBA venne scelte dai Denver Nuggets nel 2002 a 19 anni di età. Provarono a farlo giocare in ogni posizione possibile, dall’ala piccola al centro ma non ci fu nulla da fare: fu uno dei più grandi abbagli della storia del draft. In 4 stagioni nella NBA produsse cifre marginali come 2.9 punti di media in meno di 12 minuti di utilizzo. Dopo di lui vennero scelti Nene, Amar’e Stoudemire, Caron Butler e Tayshaun Prince.

6. Joe Kleine, Jan Vesely, Felton Spencer e Trent Tucker sono alcuni dei nomi più appetibili per la 6° scelta peggiore di sempre, ma nessuno batte Russell Cross, centro di 211 uscito da Purdue nel 1983. Venne selezionato dai Golden State Warriors, ma giocò in NBA una sola e non entusiasmante stagione NBA da 3.7 punti di media in nemmeno 8 minuti di utilizzo. Per prenderlo, i Warriors passarono oltre Thurl Bailey, Dale Ellis, Derek Harper, Clyde Drexler per citare i più famosi.

7. La ragione direbbe Bob Hurley, stella di assoluta grandezza del panorama NCAA con Duke la cui carriera NBA venne spezzata da un tremendo incidente d’auto che restituì l’ombra del giocatore che aveva fatto innamorare molti a livello collegiale, selezionato dai Kings nel 1993 davanti a Vin Baker, Allan Houston, Sam Cassell e Rodney Rogers, tutta gente, a lui inferiore per talento e aspettative. Per lui in 5 anni di NBA 3.8 punti, 3.3 assist e 15.5 minuti di media in carriera.

8. Come DeSagana Diop nessuno mai. Nemmeno Shawn Respert che venne scelto nel 1995 da Portland, 25 punti di media la college, nemmeno 5 in 3 anni di NBA a partita, visto poi anche a Milano. Dicevamo di Diop, fulgido talento senegalese scelto dai Cavs nel 2001 bypassando Joe Johnson, Richard Jefferson e Zach Randolpoh. Occhio che il draft del 2001 regalerà altre sorprese per questo pezzo. Nel corso della sua dodicennale carriera NBA (!!!) ha guadagnato qualcosa come 47 milioni di dollari, quasi 40.000 dollari per ogni punto messo a referto nella sua carriera di giocatore, chiusasi con medie di 2 punti, 3.7 rimbalzi e 1 stoppata a incontro giocando 14 minuti di media in 5 squadre NBA.

9. Patrick O’Bryant e Eric Montross si sono contesi a lungo lo scettro di peggior scelta alla 9 di tutti i tempi. Alla fine ho deciso di “premiare” Montross perchè il suo pedigree collegiale parlava chiaro, campione NCAA 1993 a North Carolina e intimidatore illegale a livello collegiale. Fu scelto nel 1994 e non giocò nemmeno male il suo anno da rookie, chiuso a 10+7 di media. Poi un lento e costante declino che lo ha portato di anno in anno a dimezzare il suo apporto in campo per chiudere in 8 anni di NBA a 4.5 punti, 4.6 rimbalzi e 18.2 punti di media. Fu scelto davanti a Eddie Jones, Jalen Rose, Aaron McKie e Wesley Person.

10. Dall’Africa con furore. Sei anni dopo DeSagana Diop il fascino del continente nero contagiò i Seattle Supersonics che nel draft 2006 spesero la loro 10° scelta assoluta per chiamare Mouhamed Sene che in 3 anni di NBA non andò mai oltre i 6 minuti di media giocati del suo anno da rookie. In carriera per lui 5.5 minuti, 2.2 punti e 0.5 stoppate di media in 47 partite giocate.

11. Uscito da UCLA era considerato un giocatore dal grande potenziale, ma una volta arrivato in NBA Jerome Moiso ha smentito tutti. Selezionato nel draft del 2000 dai Celtics, davanti a Turkoglu, Quentin Richardson, Desmond Mason e Jamaal Magloire, in 4 anni di NBA ha giocato appena 145 partite, solo 3 da titolare, segnando 2.7 punti di media in 9.6 minuti a incontro.

12. Cosa succede a un giocatore non pronto a livello fisico e tecnico che arriva in NBA attorniato dalla luci della ribalta per ciò che ha fatto vedere a un campionato europeo juniores? Succede che fa la fine di Yaroslav Korolev, che scelto del draft 2005 dai Clippers in NBA ha realizzato una tripla doppia da 39+16+13… in 2 anni e 34 partite disputate. Era talmente un prospetto grezzo che persino oggi, a 27 anni di età, è considerato ancora un progetto, un giocatore in evoluzione, che ha bruciato le sue chances di tornare nel basket che conta e che penso sia sperduto in qualche lega professionistica di 3° livello nel nord europa. Venne fortemente voluto dai Clippers che scelsero di passare oltre Danny Granger, Nate Robinson, Jarrett Jack e Gerald Green.

13. Nel 1979 gli Indiana Pacers fecero una scelta che allora, come oggi, apparve incomprensibile. Selezionarono Dudley Bradley, giocatore che nei mock dell’epoca era proiettato verso la metà del secondo giro, una guardia in uscita da UNC. Una scelta che valse aspre critiche alla dirigenza dei Pacers e che non pagò alcun dividendo, visto che si tramutò in un giocatore da 5.2 punti di media in 17 minuti e 600 gare disputate con 7 maglie cambiate nel corso di 8 anni di carriera. Potevo benissimo citare Marcus Haislip, scelto nel 2002 dai Bucks, come peggiore 13° scelta di sempre, ma la storia di Bradley mi ha colpito.

14. E ancora i Pacers, 14 anni più tardi, si ripeterono, scegliendo da Oregon State University tale Scott Haskin, centrone bianco da legna sotto canestro che in NBA giocò appena 27 gare, segnando in tutta la sua carriera 55 punti e raccogliendo 55 rimbalzi, una cosa che per Wilt Chamberlain era all’ordine del giorno in una singola serata.

15. Questo come talento era un signor giocatore, peccato che assieme a tutto quel ben di dio non abbiano dato un carattere in grado di supportarlo. Sto parlando di Reece Gaines, visto anche in Italia a Biella e Milano, che venne scelto alle numero 15 nel draft 2003 dagli Orlando Magic che furono, assieme ad altri, abbagliati dalle sue cifre e il suo impatto collegiale a Louisville. In NBA però ha giocato solo 71 partite distribuite su 3 stagioni segnando in tutto 123 punti tra Orlando, Houston e Milwaukee. Il suo draft di provenienza è considerato il migliore di tutti i tempi (LeBron, Melo, Wade)…

16. I tweener bianchi, poco atletici, tiratori ma poco altro non sono mai riusciti a sfondare realmente nella NBA. Sicuramente tra questi va annoverato il nome di Kirk Haston, stella collegiale a Indiana University e meteora NBA con gli Charlotte Hornets, che lo scelsero nel 2001 (vedi Diop), con cui in due anni disputò la bellezza di 27 partite in cui si “impose” con 32 punti e 27 rimbalzi totali, cosa che a Kevin Love riescono sbadigliando in una sera.

17. Non è passato alla storia come uno dei giocatori più forti della sua nazione, ma sicuramente ha scritto la storia dei canedesi da allenatore. In pochi sanno (forse nemmeno lui) che Leo Rautins, padre di Andy che oggi gioca in Spagna e ha vestito la maglia dei Knicks omaggiando il suo numero di scelta indossando la canotta numero 17, ha giocato per 2 stagioni in NBA tra il 1983 e il 1985. Fu scelto nel 1983 dai Sixers, ma i nodi vennero subito al pettine e la sua carriera tra i pro durò appena 32 partite in due stagioni, per 48 punti totali. In quell’anno dopo di lui vennero scelti John Paxson, Sidney Lowe e Doc Rivers.

18. A questo punto del draft sono stati chiamati nomi di culto come Luther Wright, Curtis Borchardt e Chris Anstey, ma la peggior chiamata di sempre fu senza alcun dubbio Eric Mobley centro pachidermico selezionato nel draft 1994 dai Bucks. Uno che venne scelto per la sua mole fisica e capacità di intimidazione ma che in campo fu solamente marginale nei 3 anni passati in NBA tra Bucks e Grizzlies, quando ancora erano a Vancouver. Per lui in carriera 3.9 punti, 3.1 rimbalzi e appena 13.9 minuti di media prima di scomparire nelle minors.

19. Quando entrò nella NBA, nel 1995, era considerato un giocatore estremamente intelligente e un playmaker capace di guidare una squadra ma Randolph Childress in 2 anni di NBA non riuscì mai a dimostrarlo. Scelto da Portland per fare il vice Strickland, perse da subito il posto scalzato nel ruolo di 2° regista da Ramuel Robinson. Non andà meglio l’anno dopo diviso tra Portland e Detroit (che curiosamente lo scelse l’anno prima e lo cedette subito). Poco male, perchè Randy si è costruito una carriera di tutto rispetto nel vecchio continente, indossando tra le altre, la maglia di Montegranaro in cui la gente ha ancora un ricordo vivissimo del giocatore conosciuto da noi come “il professore”. In quel draft subito dopo vennero scelti Finley e Best.

20. Paul Grant oggi è un 40enne che starà sicuramente facendo valere la sua laurea in qualcosa, ma a fine secolo scorso ha provato a fare il giocatore di basket professionista con risultati rivedibili. Venne scelto dai TWolves dopo essere uscito da Wisconsin credendo che quei 214 centrimetri di carne bianca potessero essere utili a qualcosa sbattuti vicino a canestro, invece in 6 presenze nella stagione 1998 riuscì a racimolare 4 punti totali grazie a due canestri dal campo, uno vestendo la maglia dei Wolves (il 2 febbraio 99 nel garbage time), l’altro quella dei Bucks (il 5 maggio 99, in 1 minuto di gioco, probabilmente per sbaglio…). E’ stato un giocatore talmente dominante che i Jazz, 5 anni dopo, gli hanno dato un’altra chance: 10 partite disputate nel 2004 con 25+17… totali.

21. I centrimetri non si insegnano e i 226 che ha disposizione Pavel Podkolzin lo hanno certamente messo al centro dell’attenzione nel draft 2004 dopo il suo anno a Varese. A sceglierlo fu Dallas, su imbeccata di padre Don e figlio Donn Nelson, da sempre ammaliati dal fascino esotico di un lungagnone europeo da sgrezzare. Peccato che Pavel in NBA ci ha giocato solo 6 partite in 2 anni a causa di problemi legati all’ipofisi ed ai piedi, che una statura di quel genere ha generato. In quel draft furono scelti tre giocatori russi in tre scelte consecutive: lui, Khryapa e Monia. Dopo di loro vennero scelti Tony Allen, Delonte West e Kevin Martin.

22. La lista di “talenti” scelti in questa posizione è ampia: si va da Jeryl Sasser scelto dai Magic nel 1998 a Bill Curley scelto nel 95 dagli Spurs e poi visto in Italia anche a Trieste. Ma quello che ha attirato la mia attenzione è stato Fab Melo, la grande speranza brasiliana scomparsa dai radar dopo aver disputato 6 partite nel 2012 – anno in cui è stato scelto – e aver fracassato con la testa una parete in vetro credendo fosse un porta. Un talento del genere deve essere assolutamente premiato, anche perchè per prenderlo, i Celtics passarono oltre Miles Plumlee, Perry Jones, Drey Green, Festus Ezeli e Jeff Taylor per citarne alcuni. Tra l’altro l’ultima sua apparizione NBA è datata ottobre 2013 quando i Mavs, che lo avevano raccolto dal marciapiede appena tagliato dai Grizzlies non se la sentirono di andare oltre.

23. Brandon Armstrong, uscito da Pepperdine nel 2001 e scelto dai Rockets che subito lo girarono ai Nets, era considerato uno delle migliori SG del panorama collegiale, un realizzatore tosto fisicamente in grado di puntare il ferro a piacimento. Una caratteristica che in NBA, intrappolato in un corpo da playmaker senza il tiro da fuori, non è riuscito a far prevalere. Per lui in 3 anni passati sul fondo della panchina dei Nets, 2.2 punti e il 35% dal campo di media su 6.5 minuti di impiego.

24. Dwayne Schintzius, Dalibor Bagaric e DJ Mullens sono alcuni tra i luminari del gioco scelti alla 25 nella storia del draft NBA. Decido di andare con l’uomo scelto dai San Antonio Spurs nel 1990 dal cognome impronunciabile e inscrivibile che ha giocato la bellezza di 8 stagioni nella NBA con in corpo mezza stilla del talento che fu di Ynka Dare, con il solo e unico compito di sfondare di colpi i centri avversari. Ha chiuso la sua carriera NBA a 2.7 punti in 9 minuti di gioco nell’arco di 217 partite disputate con 6 maglie differenti ed un unico fine: dare botte.

25. Tim James è un patriota americano che ha servito nell’arma in Iraq a fine decennio scorso. Nel tempo perso è stato anche giocatore di basket, con ottimi risultati nell’Università di Miami-Florida tanto da essere incluso nella Hall of Fame dell’ateneo nel 2009. Fu scelto nel draft del 1999 più come mossa pubblicitaria che per esigenza dai Miami Heat e la sua carriera NBA è durata appena 43 partite in 3 anni in tre squadra differenti, prima di sbarcare nel nostro continente, prima da giocatore e poi da soldato.

26. L’Olandese volante Geert Hammink batte per distacco Ndubi Ere e Sherrell Ford e si aggiudica il premio di peggior scelta di sempre alla 26° chiamata di un draft. Fu scelto nel 1993 dagli Orlando Magic e disputò la bellezza di 8 partite in 3 stagioni, segnando 14 punti e prendendo 7 rimbalzi in 27 minuti di gioco. Forse è stato il giocatore più insignificante di sempre a giocare il maggior numero di partite in NBA. A metà anni 90 giocò anche da noi in Italia, precisamente a Cantù.

27. A Trieste se lo ricordano ancora con piacere a causa della sua fuga improvvisa nel cuore della notte per fare ritorno negli States e lasciare l’allora Illy Caffè in braghe di tela nel 1994. Stiamo parlando di Pete Chilcutt. Fu scelto nel 1991 dai Sacramento Kings, in uscita da UNC dove si contraddistinse per le sue doti di lungo che al tempo erano moderne: ovvero il tiro da fuori, anche da tre. In 9 stagioni NBA, da sbandieratore ufficiale di asciugamani, ha prodotto 4.4 punti di media in 14.4 minuti di utilizzo, vincendo pure un titolo da fondopanchinaro con i Rockets, appena dopo la fuga dall’Italia.

28. Da un giocatore che proviene da New York, ha frequentato la St John’s University ed è una stella dei playground della Grande Mela ti aspetti non dico grandi cose, ma almeno un po di folklore nella NBA, e invece Erick Barkley tra i pro è durato solo 2 stagioni, scelto nel 2000 dai Blazers e autore di 77 punti in 27 partite anonime nella lega. Una comparsa insomma.

29. Sono stato in difficoltà nello scegliere uno tra Wayne Simien, Dan Orton e Travis Knight. Alla fine ho scelto Simien perchè Orton ha comunque la possibilità di evolvere la sua carriera e Knight è stata un ottimo gregario a livello NBA. Invece Wayne Simien è durato nella lega appena 2 stagioni vestendo la maglia degli Heat che lo scelsero nel draft 2005. Nel suo anno da rookie non fu male, si guadagnò persino spazio giocando due partite in quintetto negli Heat di Wade e Shaq. Poi è progressivamente sparito e per lui in 2 anni appena 55 partite nella lega a 9.9 minuti di media e 3.3 punti.

30. JR Giddens quando venne scelto dai Celtics al draft del 2008 era considerato un possibile steal visto il talento che possedeva, tutt’ora possiede ed ha mostrato a Brescia in Legadue Gold quest’anno. A fregarlo sono stati i problemi caratteriali di questo giocatore cresciuto in un contesto non facile, come la stragrande maggioranza degli atleti di colore USA. In NBA è durato 2 stagioni, 38 partite e 74 punti.